Bambini a bordo, foglietto informativo

3 MIN 28 Giugno 2021

Navigare ed essere genitori: si può. E non si tratta solo di uscire anche le domeniche invernali, significa vivere in barca, girare il mondo, seguire la giusta corrente con i figli a bordo. Certo che a vederli, in barca con i bambini, viene da chiedersi: ma come fanno?

Si tratta di saper andar per mare, programmare, essere attrezzati, seguire le procedure di sicurezza, essere propositivi nelle sperimentazioni e molto adattabili nelle difficoltà.

Dato per assodato che la sicurezza viene prima di tutto, molti genitori-navigatori hanno trovato soluzioni personalizzate per veleggiare in tranquillità, magari durante alcune manovre che richiedono il lavoro di entrambi, oppure per proteggere il neonato durante il pisolino utilizzando magari un sistema di reti tale che il bambini non rotoli giù alla prima virata. In barca devono essere pensate zone a minimo rischio, a prova di bambino, in coperta e sottocoperta. Tendalino, idratazione, braccioli in neoprene, sono alla base della vita di tutti i giorni, una rete tutto intorno alle draglie, meglio fissata con cavetti antiruggine, da controllare periodicamente, è una delle soluzioni più pratiche e comuni per proteggere dalla caduta dei bambini in mare, ma anche di oggetti lasciati sul deck. I bambini possono essere assicurare con delle imbracature: la caduta in acqua, d’altro canto, può avvenire anche in porto, magari saltando dalla scaletta al pontile. Per aumentare la soglia della sicurezza esistono vari dispositivi: l’AIS, Automatic Identification System, meglio se sempre acceso, opera nella banda marittima VHF, consente lo scambio wireless dello stato di navigazione tra imbarcazioni e centri costieri di monitoraggio del traffico. Il sistema MOB LifeTag di Raymarine, per esempio, si compone di una stazione base e dispositivi wireless, simili ad orologi, utilizzabili per famiglia e animali domestici. Utili anche piccoli sistemi di illuminazione led che si attivano a contatto con l’acqua come Hemilight 3™ di ACR e si possono attaccare alle cinture di sicurezza e i coltelli galleggianti.

Per quanto riguarda le dotazioni di sicurezza obbligatorie, sono definite in base alla distanza di navigazione della costa, dai 300 metri fino a oltre le 50 miglia e alla navigazioni senza limite, in barca bisogna sempre e comunque avere, tra le altre attrezzature: salvagente anulare con cima e giubbotto di salvataggio, tecnicamente cintura di salvataggio, uno per ogni persona a bordo. Ne esistono di diversi tipi per bambini da quelli autogonfiabili, che stanno sostituendo quelli rigidi, a quelli per neonati, si scelgono tra l’altro in base alla spinta al galleggiamento, 100 e 150 N (100 e 150 Newton), in relazione alle distanze da terra previste per la navigazione. Le attrezzature devono essere omologate CE ISO 12402. In base alla navigazione, le richieste delle dotazioni a bordo sono più specifiche, per esempio se si tratta di comunicazione bisognerà avere dal VHF al GPS fino all’E.P.I.R.B (Emergency Position Indicating Radio Beacon). Sul sito della Guardia Costiera, si trovano le informazioni sulle normative per la sicurezza.

Tra le molte regole quella per cui tutti i membri dell’equipaggio sappiano usare il VHF e sapere come utilizzare le dotazioni di sicurezza, fermare la barca, farla ripartire. Regole per adulti, ma cosa devono fare i bambini piccoli in caso di emergenza? Una soluzione per avere competenze in più ed “addestrare” i piccoli ad affrontare situazioni di pericolo, è il programma ISR, Infant Swimming Resource, un metodo americano approvato dal Governo degli Stati Uniti, utilizzato dal 1966. Si tratta di lezioni di nuoto di sopravvivenza, una forma di auto-salvataggio, per bambini piccolissimi, con l’obiettivo per quelli dai 6 mesi ai 12 mesi, di essere indipendenti, di galleggiare sul dorso, riposare e respirare, per quelli da 1 a 6 anni, di nuotare, girarsi sul dorso, galleggiare, girarsi sull’addome e continuare a nuotare fino a un punto sicuro. L’insegnamento è basato sul principio di condizionamento operante, ovvero l’attuazione di un comportamento che, se rinforzato positivamente si ripresenta con una maggiore frequenza: l’atteggiamento positivo è richiesto, in primis, ai genitori.

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