Training olimpico: ecco come si allena un velista olimpionico

2 MIN 13 Ottobre 2016

Allenamento olimpico, già nella definizione c’è una missione. Se nell’immaginario collettivo il grinder è la figura che rappresenta la fatica del velista, a ben vedere anche il resto dell’equipaggio non può solo godersi gli allori. I velisti olimpionici devono essere forti e veloci, con ottimo equilibro e coordinazione. Per chi regata in singolo o in squadra, l’allenamento, in generale, prevede sessioni outdoor e indoor, con lavoro aerobico, dal nuoto alla corsa, alternato a sessioni per il potenziamento muscolare e training focalizzati sul potenziamento del core e sulla prevenzione degli infortuni. Il training outdoor include un allenamento da 2 a 7 giorni “sul campo”, in tutto, tra on-water e indoor un totale di 15/20 ore di lavoro per settimana. Poi, in particolare, per la diversità degli scafi nella classi olimpiche, entra in gioco anche una preparazione specifica.

Luca Parisi, preparatore atletico della squadra olimpica della F.I.V., da anni impegnato in questa attività, ci permette di entrare dritti nel cuore nell’argomento, a partire dagli allenamenti in singolo su derive: “Nei singoli ci sono sostanziali differenze tra Laser e Finn. Il primo aspetto da considerare, specie nel passaggio dalle giovanili alla squadra, è quello legato al peso. Ogni classe ha un suo range ottimale di peso e, a seconda del sesso e delle caratteristiche antropometriche dell’atleta, spesso si deve lavorare con la preparazione fisica per raggiungerlo. Verrà privilegiato l’allenamento aerobico per ridurre il peso corporeo o quello anaerobico per aumentare la massa muscolare. Sia nel Laser, che nel Finn, l’atleta deve possedere una buona resistenza alla forza degli arti inferiori e della muscolatura addominale per raddrizzare l’imbarcazione alle cinghie. Altro aspetto peculiare del Finn è quello del pumping (una rapida sequenza in cui le scotte sono cazzate e mollate in contemporanea allo spostamento del peso del velista – o dei velisti in caso di doppio – per ottenere un rollio artificiale e un conseguente aumento della forza ortogonale alla superficie velica esercitata dal rollio e dall’alternarsi dei movimenti delle scotte, utile anche a favorire la planata, ndr.) che richiede all’atleta qualità di forza e resistenza alla forza della muscolatura del tronco e degli arti superiori. Per tutti i singoli è fondamentale una buona potenza aerobica”.

Se pensiamo alla definizione dei ruoli, per esempio tra un timoniere e un prodiere, non sempre l’idea che l’allenamento debba essere specifico per ognuno è quella giusta, la differenza dipende, infatti, anche dalle classi: “Nel 470, con la diffusione del pumping, il prodiere dovrebbe essere un buon canottiere, mentre il timoniere, anche se con esigenze di peso diverse, ha richieste simili al laserista, utilizzando anche lui le cinghie”, spiega l’allenatore olimpico, “nelle classi più acrobatiche come il 49er e il catamarano Nacra 17 sono richieste doti di equilibrio e destrezza a entrambi i ruoli, ma il prodiere deve possedere maggiori doti di forza e potenza, nelle regolazioni e nelle issate. Un buon condizionamento aerobico in entrambi i ruoli fornirà una maggiore lucidità e stabilità con il procedere delle prove e giornate di regata”.

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