Lussazione: che cos’è e come trattarla per ridurre i tempi di recupero

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La lussazione è uno dei traumi articolari più frequenti e dolorosi, da non confondere con la distorsione. Nel caso delle lussazioni si tratta infatti di dislocazioni traumatiche dell’articolazione, che avvengono quando i due capi ossei che la compongono si spostano oltre il range articolare fisiologico in maniera permanente. Quando la perdita tra queste superfici articolari è totale, si parla di lussazione completa, se invece rimangono parzialmente in sede viene definita sublussazione.

Quali sono le articolazioni più a rischio di lussazione e come intervenire?

Nella stragrande maggioranza dei casi, la causa di una lussazione è un trauma, che può avvenire in molti modi diversi, come ad esempio praticando uno sport da contatto, in un incidente automobilistico o anche per una semplice caduta. Alcune articolazioni sono senza dubbio più soggette a questo tipo di trauma rispetto ad altre, come la spalla, il ginocchio o l’anca.

Di seguito elenchiamo i tipi di lussazione più frequenti e come intervenire sia nel primo soccorso che nel recupero post-traumatico:

Lussazione della spalla

La lussazione della spalla è sicuramente la tipologia più frequente e rappresenta circa i 50% dei casi. Il trauma scatenante spesso è una caduta con il peso sull’articolazione della spalla o sul braccio teso.
In questo tipo di trauma vengono persi i rapporti articolari tra la scapola e la testa dell’omero, che fuoriesce completamente dalla cavità glenoidea. Nella maggior parte dei casi la lussazione della spalla è anteriore, cioè la testa dell’omero fuoriesce anteriormente.

A meno che la dislocazione non rientri subito in maniera spontanea, è fondamentale recarsi il prima possibile in pronto soccorso, dove il medico esperto adotterà delle manovre specifiche per riportare l’articolazione in asse. Mai chiedere all’amico di turno di rimettere la spalla a posto!
Infatti, in alcuni casi la lussazione può essere associata ad una frattura o a un danno vascolare o nervoso, fattori che potrebbero peggiorare in mani non esperte, portando a danni permanenti.

In caso di assenza di altri danni associati, una volta che l’articolazione è stata allineata è necessario l’utilizzo di un tutore per la spalla per alcune settimane, in modo da dare tempo ai tessuti di guarire. In seguito, è importante affidarsi alle cure di un fisioterapista esperto, che saprà impostare un programma di recupero dell’articolarità, rinforzo muscolare e allenamento propriocettivo.

In alcuni casi, nonostante la riabilitazione, la lussazione può lasciare l’articolazione della spalla instabile e quindi soggetta a successive dislocazioni anche per traumi leggeri. In questi casi, l’unica soluzione purtroppo è l’intervento chirurgico, con l’obiettivo di stabilizzare le strutture articolari.

Lussazione dell’anca

Nella lussazione dell’anca i capi articolari coinvolti sono la testa del femore che fuoriesce dall’acetabolo. Solitamente in un soggetto sano la causa è un forte trauma, come un incidente automobilistico frontale o una caduta da posizioni elevate, per questo motivo a questo tipo di lussazione spesso si associano anche ad una o più fratture.

È il medico di pronto soccorso, che in base alla gravità della lussazione e agli eventuali danni associati, a decidere quindi se procedere con una riduzione manuale o se programmare un intervento chirurgico. In entrambi i casi è fondamentale la riabilitazione fisioterapica.

Nel caso dell’anca, oltre alla lussazione traumatica esiste anche la lussazione congenita, chiamata displasia congenita dell’anca. Si tratta di una malformazione che porta gradualmente alla dislocazione della testa del femore dall’acetabolo. Questo difetto è dovuto a uno sviluppo anomalo dell’articolazione dell’anca durante la vita intrauterina e, purtroppo, comporta difficoltà nel camminare. Per questo tutti i bambini tra il secondo e il terzo mese di vita vengono obbligatoriamente sottoposti a un esame ecografico specifico, in modo da poter diagnosticare tempestivamente la presenza di displasia congenita ed intervenire tramite l’utilizzo di dispositivi specifici in base alla gravità della situazione.

Lussazione del gomito

Anche la lussazione del gomito è un tipo di dislocazione abbastanza frequente; in questo caso si ha la perdita di contatto tra l’omero (osso del braccio) e le due ossa dell’avambraccio, l’ulna e il radio. La lussazione del gomito è dovuta di solito ad una caduta sul braccio teso, incidenti in moto/bicicletta o incidenti in auto frontali, quando la vittima protende istintivamente le braccia tese in avanti, come per difendersi. Nei bambini, le cause comunemente riscontrate per la lussazione del gomito sono lo strattonamento improvviso del polso e il sollevamento in alto per i polsi.

Anche in questo caso, la lussazione del gomito può essere associata a una o più fratture, che devono essere valutate con una radiografia in sede di pronto soccorso. In base al quadro clinico si può procedere attraverso l’immobilizzazione con il classico gesso o un tutore oppure per l’intervento chirurgico.

Lussazione della rotula

La lussazione del ginocchio è caratterizzata dalla completa fuoriuscita della rotula dalla troclea femorale (il suo alloggio nella parte finale del femore). La lussazione della rotula avviene principalmente per un evento traumatico, ma in alcuni casi può essere correlata a condizioni di lassità legamentosa congenita, ossia un’eccessiva elasticità dei legamenti.

Nel caso del ginocchio, dopo un trauma distorsivo o una caduta, si avverte dolore, gonfiore, difficoltà nel camminare e la sensazione di “qualcosa fuori posto” nell’articolazione. Molto spesso la lussazione si riduce da sola in seguito al trauma, ma è sempre consigliabile recarsi al pronto soccorso per effettuare una radiografia al fine di escludere eventuali fratture. Il trattamento è nella maggior parte dei casi conservativo, con l’utilizzo di una ginocchiera per alcune settimane, a cui fa seguito un ciclo di riabilitazione improntato sul recupero dell’articolarità del ginocchio, sul rinforzo muscolare e sull’allenamento propriocettivo.

Lussazione dell’acromion-claveare della spalla

Si tratta di una lesione abbastanza frequente della spalla, sia nella sua forma completa che parziale (sub-lussazione), che colpisce l’articolazione acromion-claveare, ossia l’estremità laterale della clavicola e l’acromion della scapola. A differenza della lussazione della testa dell’omero, in questo caso l’articolazione è mantenuta in sede da alcuni legamenti che vengono stirati o rotti durante la lussazione. L’evento che dà origine alla dislocazione è molto spesso una caduta sulla spalla oppure un trauma durante uno sport da contatto (rugby, calcio ecc.).

All’esame clinico, si può notare un chiaro gonfiore ed ematoma nella sede articolare, unito a fitte di dolore durante la palpazione e i movimenti della spalla. Altro segno caratteristico della lussazione dell’acromion-claveare è quello definito “tasto del pianoforte”: il professionista (medico o fisioterapista), premendo sull’articolazione ne determina un abbassamento, che riporta l’articolazione in sede, e una conseguente risalita una volta che viene tolta la pressione. Per confermare la diagnosi, viene solitamente effettuata una radiografia.

A seconda della gravità della lussazione e quindi di quanti e quali legamenti si sono rotti durante il trauma, il medico ortopedico potrà decidere per il trattamento conservativo o chirurgico. Il primo, consiste nell’utilizzo di un tutore per alcune settimane seguito da un percorso di fisioterapia. Il secondo, si attua con una stabilizzazione chirurgica dell’articolazione, a cui seguirà un iter riabilitativo.

Altri tipi di lussazione meno frequenti

Altri tipi meno frequenti sono la lussazione dell’articolazione temporo-mandibolare, la lussazione del coccige e dell’articolazione sterno-claveare.

  • Lussazione dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare): si tratta dell’articolazione tra la mandibola e l’osso temporale ed è quella che permette alla bocca di muoversi. In caso di lussazione, l’articolazione rimane fuori posto dopo un’ampia apertura e il paziente non riesce a chiudere la bocca. Spesso si riduce da sola, anche se può provocare dolore e infiammazione per diverse settimane. Per capire le cause che hanno portato alla lussazione, il controllo deve essere effettuato dal dentista o dallo gnatologo.
  • Lussazione del coccige: la lussazione del coccige avviene sempre per un trauma diretto nella zona sacrale, come una forte caduta sul fondoschiena, oppure in occasione di un parto naturale. I sintomi sono dolore nella zona bassa dell’osso sacro, dolore lombare e difficoltà a stare seduti. La terapia è farmacologica per il dolore, che si abbina all’intervento manuale da parte del fisioterapista o dell’osteopata, volto a ridurre le tensioni muscolari e legamentose e aiutare il coccige a ritornare nella posizione fisiologica.
  • Lussazione dell’articolazione sterno-claveare: l’articolazione sterno-claveare è quella composta dallo sterno e la clavicola. In caso di lussazione, evento molto raro, la clavicola fuoriesce dalla sua sede articolare, causando una dislocazione anteriore o posteriore. Sebbene le lussazioni anteriori siano di facile risoluzione, quelle posteriori (meno frequenti) risultano essere pericolose e devono essere individuate e trattate rapidamente, spesso in maniera chirurgica. La causa più frequente è un trauma a livello della spalla, che si ripercuote su questa articolazione.
    A seconda della gravità della lussazione, valutata tramite una radiografia, il medico ortopedico potrà optare per il trattamento conservativo o per l’intervento chirurgico di stabilizzazione.

Fattori di rischio

Essendo una lussazione nella stragrande maggioranza dei casi un evento traumatico, non è possibile prevenirla. L’unico consiglio che possiamo dare è quello di mantenere sempre un buon livello di muscolatura e un’adeguata propriocezione, che possiamo raggiungere con un allenamento fisico vario e costante, coinvolgendo tutto il corpo.

L’unico vero fattore di rischio è dato da una lassità legamentosa congenita, che porta i legamenti ad essere eccessivamente elastici e quindi le articolazioni meno stabili. Anche in questo caso, quello che possiamo fare è incrementare la muscolatura e la propriocezione articolare tramite un adeguato esercizio fisico, in modo da cercare di compensare l’eccessiva elasticità.

Cosa fare e, soprattutto, cosa NON fare in caso di lussazione

In caso di lussazione traumatica, dobbiamo recarci il prima possibile in pronto soccorso, sia per riportare l’articolazione in posizione, sia per valutare i danni ad ossa, legamenti e strutture nervose circostanti. Attenzione! Mai tentare di riportare l’articolazione in asse da soli o con l’aiuto di persone non esperte perché i danni potrebbero essere irreversibili.

Solo con una radiografia o una TAC è possibile valutare lo stato della dislocazione e l’eventuale presenza di fratture. Sulla base dell’esito ottenuto dalle indagini diagnostiche, il medico potrà decidere se ridurre manualmente la lussazione oppure se predisporre un intervento chirurgico. Nel primo caso, dovrà essere applicato un tutore per alcune settimane, dopo le quali seguirà la riabilitazione con il fisioterapista per il recupero dell’articolarità e il rinforzo muscolare e propriocettivo. In caso di intervento chirurgico invece, l’iter riabilitativo deve essere valutato in base alla gravità del quadro clinico.

I tempi di recupero

I tempi di recupero variano a seconda della sede di lussazione, ma generalmente dopo alcune settimane di riposo, con l’aiuto di un tutore, comincia un programma riabilitativo che dura in media 2 mesi per il ritorno alle normali attività quotidiane, mentre per la ripresa dello sport agonistico i tempi si allungano fino a 4-6 mesi in caso di lussazione alla spalla.

Infatti, nella lussazione della spalla, può permanere un’instabilità articolare, che porta a dolore cronico e lussazioni recidive. In questi casi, l’ortopedico e il fisioterapista dovranno decidere se continuare la riabilitazione oppure se optare per un intervento chirurgico di stabilizzazione articolare.

Sia in caso di riabilitazione conservativa che dopo intervento chirurgico, il ritorno allo sport è solitamente possibile, previa autorizzazione del medico ortopedico che valuterà le tempistiche adeguate.

ALESSIO ERRA

Fisioterapista sportivo e ortopedico

Classe 1988, una laurea in fisioterapia all’università di Pisa nel 2010 a cui segue un master in posturologia clinica e corsi di alta formazione in diversi ambiti. La sua esperienza nel mondo dello sport professionistico, in particolare nel motorsport, lo hanno portato a specializzarsi in fisioterapia sportiva e ortopedica, terapia manuale per patologie muscolo-scheletriche e viscerali, posturologia e tecniche di prevenzione infortuni per sportivi.

I suoi interessi principali sono il trattamento delle patologie dolorose croniche a carico delle articolazioni, la riabilitazione post-infortunio sportivo o intervento chirurgico e le tecniche di prevenzione infortuni per sportivi professionisti e amatoriali.

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